Nazione Europa by Claudio Tito

Nazione Europa by Claudio Tito

autore:Claudio Tito [Tito, Claudio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EDIZIONI PIEMME
pubblicato: 2024-02-23T12:00:00+00:00


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La battaglia del Recovery Fund: debito comune integrazione irreversibile

La cessione di sovranità manifestatasi con gli acquisiti collettivi dei vaccini è stato il primo e concreto passo verso un’Europa più integrata. In maniera irreversibile. Una dimostrazione la si è avuta nel novembre 2023, quando il Parlamento europeo, approvando un documento che esorta a modificare i trattati europei, per la prima volta ha invitato anche a stravolgere il paradigma su cui era stato costruito il rapporto tra Unione europea e sanità: non più una competenza esclusivamente nazionale ma complementare. Una rivoluzione ideologica.

Ma il vero salto di qualità, il passo verso un’integrazione più efficace è stato compiuto con il Recovery Fund. Accettare di formare un debito comune ha rappresentato l’evoluzione più concreta verso un’Unione capace davvero di condividere qualcosa di più di una solidarietà formale.

Per arrivare a questo risultato si è però dovuta prima consumare una vera e propria guerra politica. Colombe contro falchi, nord contro sud. La posta in palio era sempre la stessa: collettivizzare i debiti equivaleva a rimanere insieme per sempre, o comunque per molto tempo. Così come nelle famiglie, i debiti uniscono più dei crediti. Convincere tedeschi, danesi, olandesi, svedesi, austriaci a versare una parte delle risorse e una parte delle tasse dei loro cittadini all’Italia, alla Spagna o alla Grecia era l’impresa più ardua. Perché il punto che molto spesso in Italia non viene compreso è questo: quando si chiede aiuto, bisogna essere convincenti non tanto in relazione alla condizione di necessità vissuta, quanto alla capacità di utilizzare bene i soldi e magari anche di restituirli.

Il dibattito su un fondo che possa aiutare i Paesi messi in ginocchio dalla pandemia inizia dunque nel marzo del 2020. Subito dopo la decisione italiana di decretare il lockdown. Non si tratta solo di mettere un argine alla crisi economica.

In quei mesi si evidenza in maniera sempre più marcata una frattura tra Unione europea e popolo, tra istituzioni comunitarie e cittadini. La popolarità e la fiducia nell’Ue subiscono un calo. L’incapacità di dare risposte alle esigenze basilari degli europei viene attribuita all’Unione. Le donne e gli uomini, gli elettori, basano giustamente i loro giudizi sulla loro qualità della vita.

Una propaganda scorretta condotta negli ultimi vent’anni da antieuropeisti e sovranisti ha puntato ad attribuire all’Unione i difetti che in realtà appartengono agli Stati nazionali. Soprattutto l’assenza di coraggio nel delegare a un soggetto più grande competenze e facoltà. Per ricomporre quella fiducia, e magari costruire una sorta di europeismo popolare di massa, serviva un’inversione di rotta. Forse anche un simbolo. Il Recovery Fund ha in parte assolto a questo compito. Non è stato solo uno strumento finanziario, ma un’occasione per riconnettere gli europei con l’Unione europea; per dimostrare che l’Ue può essere una soluzione ai problemi.

Non è un caso che tutti i sondaggi pubblicati da Eurobarometro dopo l’approvazione del Recovery Fund abbiano segnalato che il consenso a favore del progetto europeo era cresciuto. Anche rispetto all’euro.

La Commissione, dunque, in quei giorni di estrema difficoltà capisce che l’immobilismo è quanto di più dannoso si



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